20 aprile 2013

goldoni che si bucano




Un anno, nove mesi. E l'associazione al parto non è poi così guasta. In effetti Parigi per me era una di quelle cose che si è sempre voluto fare ma che quando è il momento di dire 'ok, si fa' poi non si fa mai. Tipo andare al concerto del primo maggio. E la mia domanda erasmus è un po' come un goldone che si è bucato. E' l'ultimo anno, sento la pressione psicologica della fine di questo limbo di vita. La mia migliore amica ha appena fatto domanda per partire. Io ho appena deciso di fare la tesi con un prof che in effetti si occupa di qualcosa di francese. Senza pensare, come quando sali in auto e ti ritrovi a casa dopo il tempo che serve e ti accorgi che hai guidato senza essere mentalmente presente, come se il corpo avesse un cervello a parte, che ti porta a casa mentre tu puoi pensare in pace. Bref, ho inviato la domanda il giorno della scadenza. Poi sono partita per l'Andalusia e Lucìa, la mia amica conosciuta durante il suo erasmus a Trieste. L'ultima sera, guardando l'equivalente spagnolo di Italia's Got Talent la mia coinquilina Giorgia detta Giorgio, l'unica a sapere di questa cosa, mi scrive che i vincitori della borsa sono stati pubblicati in anticipo. Mi invia il link dicendo di andarci subito e aggiungendo quelle che a me son sembrate un milione di 'o', una per ogni sorriso che lei mi regalava a farmi capire che sì, ce l'avevo fatta. Parigi, 9 mesi, solo due borse e una è mia.
Decido di festeggiare ascoltando qualcosa, ma tutto quel che mi viene in mente è "sei nei caffè di Parigi o sei sul porto di Amsterdam" quindi metto i Baustelle mentre piango nell'abbraccio profumato di bebè al limone. Poi faccio una telefonata, poi penso a quando lo dirò a lui e la gioia che mi avevano trasmesso gli amici si trasforma di nuovo in disperazione. Siamo a Toledo, usciamo di casa, troviamo uno di quei mini alimentari indiani (o cinesi?) aperti, prendiamo cibo spazzatura e birre. Risaliamo in casa, apriamo tutto e finiamo tutto parlando di come sarà, di non preoccuparmi, che all'inizio sarà difficile ma poi sarà bellissimo.

La conferma della borsa erasmus doveva essere inviata entro le 13 di un giorno di sole padovano. Alle 12.50 mi sono messa davanti al computer e ho cercato di capire che fare. Avevo un cuore enorme che occupava tutto lo spazio dentro al petto e fino alla gola, e pompava sangue a gogò e faceva un rumore tremendo. tu-tum tu-tum. Alle 12.56 decido di dire sì, al massimo mi invento che mi è morto qualcuno e rinuncio. Meglio mentire che trovarmi tra qualche mese con le mani mangiate da "se quella volta". Alle 12.58 la mia conferma non parte ancora, clicco invio su invio e niente. Alle 13.00 penso che è tutto perso, che è il destino. Alle 13.01 mi arriva la conferma avvenuta e un po' mi sento sollevata e felice, un po' mi sento triste e mh, vediamo.

Forse il giorno stesso, forse il giorno dopo, torno a casa da Padova. Chiedo a lui di vederci per un bicchiere di vino dopocena. So già che ci ricorderemo quella sera per un po' di tempo, quindi cerco qualcosa che si stacchi dal nostro circolo di bar. C'è un posto bellissimo, con pochi tavoli all'aperto su una stradina che diventa sempre un po' più buia in discesa. Non so perché non ci andiamo mai, è davvero bello. Lo porto lì, gli dico che è una sera speciale, che pago io, che ci prendiamo del vino buono e non badiamo al prezzo. E' metà aprile, c'è quel piccolo vento caldo e profumato d'estate che arriva, ci sono i colori più belli della città e le ombre dei vicoli che si aprono dal corso. In certe sere così sembra di sentire l'odore di mare e di sicuro si sente l'odore di felicità. Ordiniamo, beviamo, gli mostro le foto della mia vacanza spagnola. Capisce che sto prendendo tempo per qualcosa di grande, ho anche lasciato due sigarette nel pacchetto per fumarle dopo. Mi chiede cosa c'è, cos'è che non riesco a dire. Io dico che andrò a vivere a Parigi, lui risponde con occhi lucidi e il sorriso di chi è felice per me ma è anche triste per quello che ci aspetterà. Brindiamo, fumiamo, ci abbracciamo. (ètuttook)

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